Quando un cimitero è un museo a cielo aperto, fare un giro tra le lapidi può diventare anche un’esperienza costruttiva.
“La C con la mano è dove andiamo Cimi Cimi” potrebbe essere la versione cimiteriale della megahit di Sfera, e comunque direbbe una grande verità: prima o poi si muore ragazzi, non c’è niente da fare. Non sarà una grande consolazione a posteriori, ma gli amici che sono sepolti al Cimitero Monumentale risiedono senza dubbio nella Beverly Hills dell’Upside-Down. Come si immagina facilmente dal nome e dall’esclusività dei suoi posti-letto perenni, il Monumentale non è un cimitero come tutti gli altri. Poche città possono vantare luoghi così lugubri e spettacolari allo stesso tempo.

Foto di Alice Gemignani
Questo enorme complesso eclettico fu progettato dall’architetto Carlo Maciachini e inaugurato ufficialmente il 1 gennaio 1867. Presto vi furono sepolte o trasferite le salme di molti milanesi (d’adozione) illustri, tra cui Alessandro Manzoni, Bruno Munari e Salvatore Quasimodo, ma la vera attrazione di questo cimitero, non me ne vogliano i VIP dell’aldilà, sono le tombe, i monumenti del monumentale—una specie di matrioska di marmo.

Foto di Alice Gemignani
Se vogliamo fare un po’ di name-dropping degli scultori e architetti che si sono messi al lavoro per rendere il monumentale la meraviglia che è ora, potremmo iniziare da uno dei più famosi a Milano in quell’epoca: Adolfo Wildt, definito l’ultimo dei simbolisti per via della sua scultura eterea, quasi immateriale, perfetta per il Monumentale. Nel 1929 Wildt realizza Affetto Nel Dolore, opera che raffigura due anime che stanno trasfigurando dal regno corporeo al “Regno dell’Armonia”, come lo chiamava lo stesso Wildt. Se non sei di lacrima facile, vai a vedere “Ultimo Bacio” di Emilio Quadrelli, forse la più bella scultura del Monumentale, che adorna la tomba della famiglia Volontè-Vezzoli. Per tutti gli amanti della letteratura, è obbligatorio passare per la tomba di Alessandro Manzoni, che si trova al centro del Famedio, salone sulle cui pareti sono iscritti i nomi dei milanesi illustri defunti—siano o meno sepolti al Monumentale. Un altro archi-scultore che ha contribuito alla bellezza di questo cimitero è Enrico Butti, autore delle spettacolari tombe di Isabella Casati e della famiglia Besenzanica. Nel caso tu ami il Liberty non perderti le edicole Bocconi e Origgi, entrambe ad opera dell’architetto Giuseppe Boni e adornate dallo scultore Orazio Grossoni. La più spettacolare delle edicole, però, è forse quella di Bernocchi, interamente scolpita da Castiglioni con le immagini della via crucis—sempre di Castiglioni sono gli ornamenti dell’Edicola Girola e dell’Edicola Falck. Altrettanto spettacolare, seppur in modo diverso, è l’Edicola Borletti, edificata tra il 1930 e il 1931 da Gio Ponti.

Foto di Alice Gemignani
Tra le storie più affascinanti di questo cimitero c’è sicuramente quella di Umberto Fabè, uno dei primi piloti d’aereo italiani e, ai suoi tempi, uno dei più giovani. Morì a soli 24 anni in un incidente e sulla sua tomba Enrico Pancera scolpì il corpo di un giovane che cerca di spiccare il volo con un’elica, ma viene trattenuto dai tentacoli di una Medusa. Sulla lapide sono incisi i versi che D’Annunzio aveva dedicato al pilota. Un altro mistero di questo luogo è: cosa diamine vorrà rappresentare la tomba Galimberti Faussone di Germagnano, con tutti quegli strani simboli che sembrano indicare universi lontani? Da notare anche la scultura dell’Ultima Cena realizzata per la famiglia Campari, a cui si deve l’invenzione dell’aperitivo—forse un modo per dire che se prima della cena avessero fatto l’Ultimo Aperitivo le cose sarebbero andate diversamente?

Foto di Alice Gemignani
Cimitero Monumentale
Piazzale Cimitero Monumentale, Milano
☎︎ 02 8844 1274
Aperto
Mar-Dom 8–18
Metro M5 Monumentale
Tram 10, 12, 14 P.le Cimitero Monumentale Via Bramante